I piccioni mi piacciono un mucchio, anche nell’altro senso, quello della padella, ma prima mi piacciono un mucchio quando sbucano mostruosi da un uovo che i genitori difendono ad alate da eventuali intrusi, facendo movimenti secchi e uno schiocco intimidente.
E poi mi piacciono un mucchio quando sono ormai piumati e bellissimi e dondolano sul bordo del nido temerari e fifoni, incapaci del primo volo. E se volano lo fanno insieme al fratello che in due ci si fa forza reciprocamente. E poi finiscono per volare a terra e un genitore sta sempre con loro e li guida e spesso li accompagna invece che al nido nel posto protetto più vicino e magari raggiungibile a piedi visto che il volo è ancora così impreciso.
Ma poi a un certo punto sono pronti e vanno a spasso da soli e il genitore si occupa magari già di una nuova cova. E sono ancora timidi e si appollaiano nei punti più alti, perché ormai hanno capito che si può lasciare la terra e le interminabili passeggiate per un volo verso l’alto. E dall’alto scrutano titubanti tutte le novità col loro sguardo obliquo. E poi a un certo punto acquisiscono sicurezza e si buttano nella mischia e quando viene distribuito il cibo si azzardano a partecipare al banchetto con quelli grandi.
E quando volano tutti insieme nella stessa direzione, facendo le stesse virate con quel sonoro sbattere di ali, mettono sempre un po’ di stupore.
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